Nove e quarantadue del mattino.
Primo Gennaio Duemilanove.
Un cappello marrone che rotola sulla strada bagnata, portato dal vento.
Una sciarpa verde arrotolata intorno al collo.
Due brioches, un cappuccino, un latte macchiato, un grosso libro sui poeti italiani.
Una pasticceria come una baita di montagna.
Due ginocchia appoggiate al vetro del finestrino, coperto di gocce di pioggia. e dietro una stella cometa.
Un bacio tascabile di burro-cacao.
Un abbraccio contorto.
Il cardine e il decumano. Il punto più basso è quello più alto.
Pigalle e sigarette sopra l'arco della porta.
Vicoli stretti e ripidi, vuoti, finestre allineate con persiane, lampioni.
La storia di Urbino.
La fortezza "accappatoio".
L'albero illuminato, solitario.
La strada pulita, i campi con la neve.
Il caffé della signora Lynchiana Leopardata.
Le mani congelate.
I fuochi d'artificio visti da sopra.
La cornice con veduta non-veduta.
La mezzanotte a mezzanotte-e-uno.
Duemilaotto.
Il parcheggio e la salita.
I dolci al cucchiaio, con la panna, sbagliata.
Gli strozzapreti alla norcina e il cannonau.
I filosofi esperti in musica a decenni.
L'insalata con il grana.
La storia dei viaggi di mia sorella.
L'aceto balsamico versato.
Il prefisso per chiamare in Italia.
L'abbraccio sulla porta.
L'arrivo senza indicazioni scritte.