
Questo è proprio un periodo del cavolo, nonostante il week-end a Londra ormai prossimo, nonostante la domenica scorsa con uscita al parco e cena di fine corso di fotografia che mi ha lasciato con tanti contatti nuovi sul flickr, qualche commento positivo alle mie foto e la voglia di continuare a scattare e migliorare.
Il fatto è che dopo mesi di doppio lavoro sto iniziando ad essere stanca, il fatto è che al servizio civile le cose non vanno troppo bene, non si sa se il sito tornerà mai on-line e, data la pessima situazione economica, non si sa nemmeno per quanto ancora l'associazione resterà aperta. A tutto ciò si aggiungono i lunghissimi, cavillosissimi, complicatissimi maledetti moduli da compilare per l'iscrizione alle università francesi, che mi portano via il misero tempo libero serale, le mie energie residue e anche la tranquillità.
E infine da ieri anche una brutta novità: la nonna ha una malattia senile, da quel che ho capito incurabile e degenerativa, che le ha portato via la vista ad un occhio. L'altro sembra sia ancora sano ma avremo il responso la settimana prossima, quando andrà a Bologna per una visita specialistica.
Mia madre mi ha dato la notizia ieri e la cosa mi ha scosso non poco. Non solo perchè perdere la vista è una cosa terribile, in particolar modo per una persona che ama la vita e i viaggi come mia nonna, ma soprattuto perchè mi ha fatto rendere conto per la prima volta che la nonna non è quella supereroina immortale e immune da qualsiasi problema, che scioccamente ho sempre creduto che fosse. Quella donna che a 75 nuota, esce a cena con gente di ogni età, viaggia continuamente sperimentando il rafting e lo snorkling, la persona che più di tutti sa godere del dono della vita, quella che ho sempre descritto come "la più giovane della famiglia" ha una malattia senile. Il suo corpo sta invecchiando e comincia a non funzionare più bene.
In questi giorni sto leggendo "Memento mori" di Muriel Spark, e devo dire che questa (brutta) novità mi ha fatto comprendere di colpo il senso di quel libro, facendomi prendere quel messaggio con assai meno filosofia di quando l'avevo visto scritto sul libro.
Dopo cena le ho telefonato, con il timore per come l'avrei sentita. Avevo paura di trovarla spaventata e avvilita, perchè questo sarebbe stata un'ulteriore conferma ai miei pensieri e alle mie paure.
Invece era abbastanza tranquilla, mi ha detto "lo sai come sono io. mi sono già ripresa. adesso vediamo cosa dicono dell'altro occhio". Come sempre si è dimostrata più forte di noi, perciò anche se mi veniva da piangere ho trattenuto le lacrime, per non spaventarla e non farle pensare a cose a cui lei normalmente non pensa.
E per ora, con grandi sforzi cerco di pensarci nemmeno io, anche se forse questo post dimostra il contrario.
Sono preoccupata, per lei come per il fallimento delle domande di iscrizione. Vorrei convincermi che tutto andrà bene, tuttavia ho paura che lasciarmi andare alla positivà, porti poi a una enorme delusione, quasi una punizione divina per la mia presunzione di avere sempre fortuna.
Forse è presuntuoso pensare che ci sia una congiura divina contro di me e che io debba avere sempre sfortuna.
Nell'indecisione, se essere speranzosa o catastrofica, penso sceglierò di essere ciò che la semiotica chiama il termine neutro (se le mie reminescenze sono esatte) ovvero non-positivo E non-negativo. Non mi resta che usare le mie, sempre più scarse energie, per continuare a fare il mio lavoro e aspettare...
1 commento:
Da come la descrivi sempre tua nonna è un gran personaggio... Falle forza!
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