mercoledì 22 ottobre 2008

Percezioni





Nel buio di una foto troppo scura
non ti vedevo
ma sapevo ch'eri là
e all'improvviso l'istinto di allungare una mano,
per cercarti a tentoni nell'oscurità.

martedì 23 settembre 2008

It's Better To Know. It's Better Not To Know (Douglas Gordon)

Une bagnoire où l'eau coule en permanence,
projetant de l'eau de plus en plus chaude, jusqu'à 45°.
Si l'on immerge son corps, on sent à cette temperature un étrange bien etre.
Si l'on y reste plus d'une demi-heure, ce sont les organes intérieurs du corps qui lentement commencent à cuire.

Le plaisir ne vient jamais sans la douleur.




Oh it's such a perfect day,
I'm glad I spent it with you.
Oh such a perfect day,
You just keep me hanging on,
You just keep me hanging on...

mercoledì 17 settembre 2008

La flaneuse...

Mi vesto con troppi indumenti
Sbrigo faccende burocratiche, metà alla volta
Cammino veloce con l'ipod nelle orecchie
M'infilo in strade sconosciute che mi riportano nel punto da cui ero partita
Fumo sigarette che mi faccio accendere da signore bionde
Scatto foto a ragazzi seduti su davanzali
Osservo gli estranei immaginandone i ritratti
Sto seduta per un'ora in una sala d'aspetto fin troppo decorata
Faccio la metà delle cose che mi propongo
Constato che tutti gli adolescenti hanno l'aria di teppistelli

e i ragazzi francesi non mi piacciono.

lunedì 15 settembre 2008

Petits plaisirs du soir...

...ouvrir la fenetre de ma mezzanine,
monter sur ma chaise et mettre la tete dehor,
fumer une sigarette en ecoutant "Birthday Call" par Girls in Hawaii
et regarder le fume qui s'envole porté par le froid Mistral,
en sentant la tete qui tourne un peu...












"...this is what you want,
this is what you want"

venerdì 12 settembre 2008

Prepare your shoes not to come back soon

Eccomi qua.
Seduta per l'ultima volta alla scrivania della del piano di sotto di casa mia, davanti al computer a scrivere questo post pre-partenza.
La festa è già stata fatta e la maggior parte degli amici li ho salutati lunedì, mi sembrava ridicolo farlo 5 giorni prima della partenza ma infine non ho più visto quasi nessuno e questi 5 giorni sono volati più veloci del vento.

L'ultimo mese è passato in un continuo altalenare di sensazioni opposte riguardo alla partenza, quando ho iniziato a rendermi conto del fatto che stavo per partire da sola per la Francia ho avuto parecchi momenti di ansia e panico: paura della solitudine soprattutto, della difficoltà a fare amicizia e della possibile noia di una città così piccola.
Dopo le paure sono arrivati i dubbi, fomentati anche da novità e sconvolgimenti come al solito accaduti troppo vicini alla partenza: nuove e splendide amicizie femminili che mi mancavano da tempo, rivoluzioni sentimentali, l'approfondimento della conoscenza di una persona che prepotentemente è entrata nella mia vita con la voglia di scandagliarmi l'anima e la psiche e farmi da consigliere. Tutto ciò mi ha portato a domandarmi "perchè proprio ora che sto partendo?", "perchè queste cose devono succedere nell'ultimo mese che resto in italia, quando in un anno intero la mia vita è stata piatta e noiosa?", mi sono chiesta cosa mi sarei persa e come sarebbe potuta essere la mia vita se fossi rimasta.
E come le proverbiali ciliegie, questi dubbi ne hanno portati con sè altri, riguardanti le mie scelte scolastiche e professionali: facendomi chiedere se la mia scelta era davvero giusta, se non avrei fatto di nuovo l'ennesimo sbaglio, se era davvero quello che volevo fare nella mia vita...
Insomma, la crisi c'è stata ed è stata molto meno passeggera del solito, ma alla fine, in qualche modo è passata.

Sono partita per Mantova, anche quest'anno per la fotografa al Festival di letteratura. Non avevo nemmeno troppa voglia di andare, perchè erano gli ultimi giorni prima della partenza, perchè c'erano ancora delle lezioni del corso di fotografia e perchè mi ero riassesta psichicamente da poco, così sono partita senza grosse aspettative.
Beh, come al solito, la legge inversa delle aspettative ha funzionato.
E' stata un'edizione fantastica, innanzitutto per gli eventi: sia quelli che avevo chiesto di vedere (Neri Marcorè e Pennac, Eric Emmanuel Schmitt, Michele Serra, Piergiorgio Odifreddi,ecc) ma anche quasi tutti quelli che mi erano stati assegnati d'ufficio, e anche alcuni di quelli che sono andata a vedere nei momenti liberi (Gillo Dorfles su tutti).
Ma ciò che più di tutto il resto ha reso il festival speciale ed indimenticabile è statoil gruppo di amici (tutti uomini ovviamente) con il quale ho passato le giornate (e le notti). Sono stati 5 giorni di risate, per la maggior parte del tempo causate da battute a sfondo sessuale, chiacchere, qualche scherzo (malriuscito, di cui io ero la vittima designata), discussioni interessanti, notti insonni e voglia di stare insieme e di conoscerci.
Alla fine eravamo tutti superfelici di aver creato un gruppo così bello che ci siamo scambiati le mail e appena tornati non abbiamo fatto altro che scriverci mail per dirci quanto eravamo stati bene.


(questo post-umo lo pubblico oggi che è già il 16 settembre e sono ad avignone da ormai 4 gg, non è finito, ma ora non saprei terminarlo, ricordo solo che prima di partire non avevo più paura, tranquillizzata dalle cose belle che avevo a casa e dal fatto che potevo portarle in qualche modo con me, anche grazie alle tecnologie è vero. perciò insomma, questo post resterà così, sicuramente per il momento, probabilmente per sempre).

giovedì 28 agosto 2008

La brillante osservazione

G: Che vita incasinata è la mia! (E tu mi dirai, "e lo dici a me?")

F: Ma vàaaa. Ognuno ha i suoi casini

G: Sì infatti.

Solo che IO sono il mio più grande casino

Ed un po' difficile risolvere sè stessi...

domenica 24 agosto 2008

Il labirinto ha sempre solo una via di fuga

A volte c'è una sola parola appropriata da dire, una sola cosa giusta da fare, una sola strada corretta da imboccare.
Ma capita che quella parola sia proprio la più difficile da pronunciare, quella cosa la più faticosa da fare e quella strada la più in salita che si possa prendere.
Allora provi a usare altre parole, a fare cose diverse, a prendere altre strade. Pensando che con qualche sforzo o trucco, in fondo, possa andare bene lo stesso, sperando che la buona volontà possa bastare. E invece, alla fine devi arrenderti al fatto che senza quella parola la frase non ha senso, che qualunque cosa tu faccia non funziona, che qualunque strada alternativa provi a percorrere ti trovi sempre davanti a un impasse.
A volte la sola volontà non basta.

"C'è l'immaginazione e c'è la realtà. La realtà vince sempre", Olga non sapeva quanto aveva ragione.

giovedì 17 luglio 2008

TANTI AUGURI A ME!!!

Stamattina mi sono svegliata come al solito troppo presto rispetto ai veri bisogni del mio fisico, nulla di molto diverso dagli altri giorni, del resto non pretendevo che il giorno del mio compleanno stravolgesse i ritmi universali. Per fortuna, a rendere un po' più speciale del solito questo risveglio sono stati i due messaggi di auguri che mi sono arrivati, da parte di mia sorella e di Meris, non appena ho acceso il cellulare.
Durante la giornata ne sono arrivati poi molti altri, cosa che mi ha fatto molto piacere, per quanto razionalmente io comprenda che un compleanno è solo una data che ci ricorda, come se ne avessimo bisogno, di essere nati e, come se ci facesse piacere, che stiamo invecchiando.
Tra tutti gli auguri, anche questo meraviglioso videoregalo del mio tenero e geniale morosetto (the best one morosetto in the world),

che è stata la più bella sorpresa di oggi, anche se il premio di "augurio più sorprendente" va al messaggio di mia mamma, non tanto (e non solo) per il fatto che mi abbia mandato gli auguri, quanto per il fatto che sappia mandare i messaggi (con tutto il rispetto per la mia mamma, che non ritengo un'idiota ma che non pensavo si cimentasse nell'arte del smssagging).
Bene, è solo metà mattina e sono già molto contenta e la parte più bella della giornata deve ancora arrivare: stasera cena con Gabri nella mia favourite pizzeria e sbevazzata in centro con gli amici, il tutto rischiando la vita sulle mie nuove favolose ed eccessive sex-and-city-like zeppe rosse, speriamo di non fermarmi ai 24 per colpa di una caduta dalle quelle vette di vanità.

Happy birthday to me!

lunedì 7 luglio 2008

Ripetuti Assalti al Cuore

M'innamoro...

...di Francesca, che ti stringe la mano tra le sue e guardandoti negli occhi esclama "piacere, molto piacere"; che canta e alzando un ginocchio e oscillado le mani come una bambina.

...di Marco, che con incantato stupore fotografa un allampanato bagnante tedesco e la moglie con il k-way coordinato all'ombretto.

...di Mattia, che parla poco ma ti ringrazia con un sorriso.

...di Paolo, che crede agli scherzi dei suoi compagni ed è sempre un po'ansioso.

...di Alessia, che avvolge il suo pancione con stoffa cangiante e di fronte a un microfono legge parole di forti e celebri donne romagnole, e vive delle loro passioni.

...di Marco, (l'altro), che sembra un bambino, quando sul palco sorride facendo musica coi suoi "giocattoli" elettronici.

...di Simone, che non è mai sicuro di ciò che fa e senza rendersene conto crea cose stupende.

...di tutti quelli che lavorano con passione perchè altri possano innamorarsi.

domenica 29 giugno 2008

Pro Forma

Se ci fosse un premio nobel per la solitudine credo che, escludendo Giacomo Leopardi il quale, pace all'anima sua, è ormai fuori gara, potrei essere una dei candidati favoriti e più adatti a riceverlo, soprattutto dopo la mia performance di ieri sera al compleanno di M. (a.k.a. "la mia migliore amica", come continuo a chiamarla forse più per fedeltà d'intenti che per vero reciproco attaccamento).
Sarà difficile superare o anche solo eguagliare i livello di "tappezzerismo", se mi è concesso il termine, da me raggiunto ieri sera alla festa della già citata M. e di C., svoltasi nella pineta di Montecerreto. Mi chiedo se sia poi corretto usare l'espressione "fare da tappezzeria" riferendosi ad una festa in un bosco; forse sarebbe più giusto dire "fare da sottobosco", "fare da vegetazione", "fare da manto erboso", o quant'altro. Resta il fatto che nelle 8 ore passate in quella radura, dalle 22 alle 6 circa, devo aver pronunciato qualcosa come 20 frasi in tutto, realizzando il risultato di un discorso di 2 minuti ogni ora circa.
Il resto del tempo l'ho passato rannicchiata o stesa su una coperta, osservando alternativamente il fuoco o le persone che vi erano radunate intorno, ascoltando i loro discorsi, osservandone i visi e i movimenti, ogni tanto accettando le canne che mi venivano passate, giusto per mantenere a livello costante quella quiete apatica trasmessami dalla location e dal calore del falò.
In effetti, per la maggior parte del tempo, nonostante fossi consapevole che della mia palese asocialità e immobilità, non ho sentito nulla di più del normale senso di inadeguatezza che da sempre provo in situazioni come queste. Voglio dire, ovviamente avevo quella sensazione da barbone catapultato ad una festa a Buckingham Palace del genere "cosa diamine ci faccio qui?", ma forse per merito del buio e delle condizioni del luogo, non mi sentivo così a disagio da voler fuggire a gambe levate o dover per forza fare qualcosa per ovviare alla situazione, (almeno non per le prime 5o 6 ore). Per questo non ho nemmeno ripiegato su una eventuale ebbrezza che avrebbe potuto agevolare le relazioni sociali,ed ho preferito lasciare agli altri alcool e droghe.
Il che non significa che fossi contenta di starmene lì da sola a galleggiare nel vuoto sociale della mia serata sammarinese, anzi per la verità ho continuato a sperare che qualcuno si avvicinasse per fare due chiacchere, anzi una vera conversazione, ma i rari scambi di parole che ho avuto l'opportunità di fare si sono spenti assai brevemente, in parte a causa della incapacità di trovare una qualsiasi futile domanda da porre o osservazione da fare al mio interlocutore. Ad un certo punto della serata, F. mi ha visto stesa in un angolo e mi ha fatto segno di avvicinarmi a lui, mi ha chiesto come andava, mi ha chiesto che faccio in questo periodo e non si è scoraggiato nemmeno davanti alla mia laconica risposta "mi annoio", continuando a farmi qualche domanda e a sorridermi benevolo. Eppure io non sono nemmeno stata capace di cogliere questa ancora di affettuosa cordialità, che avrebbe potuto salvarmi dal mio naufragare nel mare della solitudine. Per timidezza, per paura, perchè dopo ore passate nell'isolamento iniziavo ormai a intristirmi e non avevo più voglia di chiacchere passatempo, ma avrei voluto parlare di quanto mi sentivo estranea e triste.
Sì, perchè alla fine, anche se fin dal momento in cui avevo accettato di andare alla festa sapevo che sarebbe finita così, non potevo che riscontrare con desolazione quanto le mie previsioni, già poco ottimistiche, fossero comunque state più rosee della buia realtà e decine di domande e constatazioni avevano cominciato a girarmi in testa.
Di queste, alcuni erano quesiti che mi ero già posta mille altre volte tipo "smetterò mai di essere così timida?", "perchè conosco questa gente da almeno 7-8 anni e non ci ho mai fatto amicizia?", "sono loro che sono troppo frivoli per me o io che sono troppo seria?", "sono loro il problema sono io che sono troppo snob?", "perchè a me queste persone non piacciono e M. si trova così bene con loro?". Quest'ultimo quesito mi aveva infine portato a riflettere sul mio rapporto con M. e a chiedermi se
davvero ha senso dire che lei è la mia migliore amica (ammesso che questa espressione abbia mai avuto senso alcuno), quali sono le basi per affermare ciò? Non ci sentiamo mai, non abbiamo bisogno l'una dell'altra, non parliamo nemmeno più molto dei nostri problemi, sembriamo non avere neppure più niente in comune, se non la nostra amicizia fatta più di passato che di presente. Lei stessa durante la serata, mi si è seduta accanto un attimo e guardandomi mi ha detto "Giuly...la mia più vecchia amica", ecco la definizione perfetta, la qualità che mi contraddistingue dalle altre, l'unico "di più" che ho rispetto a loro è un vantaggio di tipo temporale, una superiorità esclusivamente quantitativa e non qualitativa.
E non ho potuto fare a meno di chiedermi se davvero la nostra amicizia esistesse ancora o non fosse solo un altro dei rapporti che piano piano mi erano scivolati via dalle mani, portati via dal tempo come tanti altri. Come quelli con Camilla ed Elisa che pure erano presenti alla festa e che erano state le mie più care amiche ai tempi delle elementari e delle medie, per poi diventare astio e rancore ai tempi delle superiori e di nuovo tornare ad una cordiale socievolezza di incontri fortuiti passati gli anni dell'adolescenza. Avevo perso così anche l'ultima delle mie amicizie di lunga data?

Oggi, mentre scrivo queste parole e ne affronto per la prima volta il significato che tanto mi spaventa, capisco che tengo più al fatto di poter dire a mè stessa che ho un'amica da tanti anni, che a coltivare davvero quell'amicizia, ora capisco che quella definizione sciocca e priva di senso, "migliore amica", è per me come una sorta di attestato che certifica il fatto che so "tenermi degli amici", una sorta di salvacoscienza che, come qualunque diploma io abbia ottenuto finora, nasconde dietro un puro valore formale un vuoto abisso sostanziale.
Esattamente come a scuola ho imparato presto a preoccuparmi esclusivamente dei voti e non di quello che davvero avevo imparato, così come credevo che solo i numeri potessero provare la mia bravura, il mio valore al mondo, così ho fatto con le amicizie, una volta riempita una voce dell'agenda, non mi sono data pensiero di dare spessore al rapporto con le persone, trattandole come soli riempitempo o valvole di sfogo.
Ancora una volta la mia dimostra essere solo apparenza e non sostanza.

E oggi, in mezzo ai mille timori, fra cui quello di non fare alcuna amicizia ad Avignone, il pensiero che più mi inquieta è pensare che io sia superficiale nei rapporti così come nei miei studi, e che mi annoi delle persone così come mi accade con le cose...

mercoledì 25 giugno 2008

mi chiedo:

mi chiedo perchè non posso avere dei genitori che mi apprezzino come tutti gli altri
mi chiedo perchè non posso avere dei genitori che gioiscano con me dei miei traguardi come tutti gli altri
mi chiedo perchè non posso avere dei genitori che mi vedano e mi sentano, come tutti gli altri
mi chiedo perchè qualunque cosa faccia sia sempre sbagliata
mi chiedo quando ho iniziato a sbagliare tutto
mi chiedo quando l'amore che mio padre provava per me si è trasformato in odio o in indifferenza
mi chiedo quando diventerò immune a tutto questo
mi chiedo se mai diventerò immune a tutto questo


piango:

piango perchè trovo ingiusto che io non possa avere dei genitori
piango perchè trovo ingiusto sapere che tutto questo è colpa loro e loro pensaranno per tutta la vita che è colpa mia
piango perchè la verità non serve a niente
piango perchè sono comunque sola
piango perchè sono debole
piango perchè non potrò mai farli soffrire quanto loro hanno fatto soffrire me
piango perchè sono costretta ad odiare i miei genitori
piango perchè di Genitori in fondo non ne ho...

lunedì 23 giugno 2008

Noia

In verità dovrei mettere a frutto questo tempo libero, leggendo magari il libro che ho nella borsa, dato che il ritmo dei miei consumi letterari è vertiginosamene rallentato negli ultimi 4 mesi, e dato che si suppone che la lettura sia il mio passatempo preferito.
In verità potrei utilizzare la rete in modi più utili che, aprire mille volte la pagina facebook, per vedere se c'è qualche nuovo commento o qualcuno in linea con cui chiaccherare, e in maniera più educativa che soddisfare la mia, neppure troppo latente, natura voyeristica, leggendo e spulciando blog e flickr altrui, pensando "quanto-vorrei-essere-carina-e-cool-come-quelle-giovani-indie-fashion-milanesi-arty-girl" o quanto mi piacerebbe che la mia vita assomigliasse e qualsiasi altra vita che quelle pagine sembrano documentare.
In verità potrei anche scrivere che, a quanto pare, hanno selezionato il mio dossier e che, salvo ulteriori incidenti, gag di cattivo gusto del destino, incompetenze burocratico-francesi, mercoledì pomeriggio dovrei avere un colloquio telefonico con l'università di Avignone, cosa che dovrebbe successivamente portare, nella più ottimistica delle ipotesi che non è da me fare, ad una definitiva ammissione al Master in "Strategie du developpement culturel".

In verità dovrei/potrei fare un sacco di cose, ma la noia, che ha fatto la fortuna di tanti artisti, invece di spingermi a mettere a frutto una possibile potenziale e nascosta creatività (almeno a quanto dice il test di facebook "how cerative are you"), come il caldo umido e appiccicoso di fuori, non fa altro che annullare qualsiasi impulso e capacità di agire, abbandonandomi in una apatia da siesta mentale e fisica.
E dire che ho sempre pensato che una volta avessi svesso di essere oberata dall'università, lavoro eccetera, finalemente sarebbe sbocciato il lato artistico della mia personalità...
forse il problema è che per sbocciare c'è bisogno della primavera, e a giudacare dal mio letargo mentale, dentro di me è ancora inverno...

giovedì 12 giugno 2008

Le ragazze sono tornate

Ieri sera finalemente sono andata al cinema a vedere il film di Sex and The City. Non ho messo i tacchi alti e nemmeno il mio vestito migliore, ma ci sono andata con le due persone con cui ho condiviso questa dipendenza mediatica Gabri e la Meris.

Chiaramente, come ci aspettavamo,il film è stato decisamente meno bello del telefilm, ma non posso dire che mi abbia deluso perchè del resto sono andata lì già sapendo che darebbe stata una commediola del cacchio assolutmente non all'altezza.
Del resto anche le ultime puntate della serie si erano ormai pienamente avviate verso il romanticismo, il clichè "amore-sentimento-redenzione-maturità-felicità", tant'è che aveva finito per contraddire tutto il messaggio che sembrava voler lanciare inizialmente, cioè che le donne possono avere aspirazioni diverse da marito-figli-casa, che non è necessario sposarsi per forza, ecc. ecc. ecc..
Beh insomma, alla fine sembra che tutte le protagoniste, (salvo la mitica Samantha che alla fine torna ad essere la rampante single mangiauomini di sempre) sognino quello che sogna la yuppie-tradizionalista-donna-delle-pubblicità-anni-50 Charlotte, solo che lo danno meno a vedere.
Con questo non voglio bandire l'amore e il romanticismo (io per prima mi sono commossa ben due volte, a dimostrare che in fondo in fondo le favole col principe azzurro sono radicate in me più di quanto io non voglia), dico solo che col passare delle puntate e con il "maturare" delle protagoniste, SATC ha perso un po' di quella spregiudicatezza e irriverenza che lo contraddistinguevano e che lo hanno portato al successo.

Anche la trama, limitata ovviamente dal fatto che ormai le quattro sono tutte accoppiate e non vanno più a caccia dell'anima gemella, è alquanto scarna, insomma non si capisce come in più di due ore di film, riescano a succedere così poche cose e ci siano così poche situazioni comiche e battute spiritose, tuttavia, fra un cambio d'abito e l'altro il film scorre vi abbastanza facilmente, e chi come me guardava la serie in buona parte anche per vedere gli outfit di Carrie e delle ragazze, ha di che consumarsi gli occhi.
Effettivamente, se un merito si può dare al film è quello di far venire, in quelle (o quelli) sensibili a questo aspetto, una gran voglia di shopping, cosa che non è affatto un bene se non si hanno a disposizione portafogli stragonfi. Perchè diciamoci la verità, anche se la catena svedese ci piace da morire, tornare a casa con una misera bustina di H&M di Bologna e un paio di ballerine comprate alla montagnola, non fa lo stesso effetto che uscire da un negozio di Manolo Blanhik del centro di N.Y.

Dopo tutte queste critiche, verrebbe da chiedersi come mai allora persone che (come me) dicono di detestare le commediole glassate di romanticismo da blockbuster holliwoodiano, si siano fiondate al cinema appena uscito questo film, mentre si sono perse film come Into the wild, Gomorra o il Divo. No non è per ipocrisia.
Il fatto è che, oltre ad essere un telefilm intelligente, ironico, "glamourous" SATC ha un forte potere di fidelizzazione, insomma, dopo avere seguito le vicende di queste quattre donne, avere memorizzato i loro modi di dire, imparato quali sono le loro ossessioni e tic, i loro pregi e i loro difetti, ti sembra di conoscerle personalmente, insomma, mai come in Sex & the City, funziona la magica illusione di quella che i mass mediologi chiamano l'"intimità despazializzata".
E il piacere, andando al cinema o sentendo il trailer alla tv che ti dice "le ragazze sono tornate", è lo stesso che si prova a rivedere delle amiche dopo lungo tempo.

lunedì 2 giugno 2008

Sospensione

...e c'è questa sorta di aria fresca che soffia delicata
che assomiglia un po' al grigio del tempo fuori
che assomiglia un po' al silenzio del telefono
che assomiglia un po' al sonno che sta nascosto dentro ai miei occhi
che assomiglia un po' alla noia dell'ufficio
che assomiglia un po' a un vecchio blog su Parigi letto due anni dopo
che assomiglia a un po' prima della pioggia, o a un po' dopo...

...come una stasi di spirali di fumo che si dissolvono piano...

venerdì 30 maggio 2008

Liars

Ieri sera concerto dei Liars al Bronson.
Prima volta al locale e prima volta che vedevo il gruppo.
Molto carino il locale, decisamente sorprendenti i Liars.
Premessa: avevo detto a Gabri che, data la povertà del programma concertistico invernale e lo stress delle ultime settimane, avevo una tale voglia di scaricarmi e di vedere un concerto che avrei apprezzato persino gli Wombats; tuttavia, il concerto dei Mentitori è stato davvero strabiliante (dove l'avrò preso sto termine, poi...).

Innanzitutto Angus Andrews. Che dire di quest'uomo?
La prima volta che ho visto la sua faccia ho pensato "ehi! assomiglia a Edgar di Man in Black" (per intenderci lo zoticone della cui pelle si impossessa l'alieno parassita); poi ieri sera mi sono accorta che non mi ero sbagliata di molto.
Anche se la stazza non è la stessa - Edgar era circa 100 chili mentre il cantante in questione si aggira sui 50- il livello di alienazione è più o meno simile. Con la differenza che uno era posseduto da un insetto gigante extra-terrestre, mentre l'altro quando sale sul palco, viene dominato dalla sua stessa musica, con risultati decisamente opposti: da una parte gente che fugge in preda al panico, dall'altra persone che vengono attratte dal magnetismo di questo individuo.
Per quanto la bellezza non sia certo la qualità più adatta a descriverlo, è stato difficile per me staccargli gli occhi di dosso (e magari posarli sul decisamente più avvenente chitarrista), era semplicemente affascinante vedere questo alieno di quasi due metri che a occhi chiusi dondolava le braccia o si muoveva attorno al palco, riuscendo a volte nella difficilissima impresa (lo posso assicurare perchè ci ho provato) di ballare fuori tempo. Ovviamente già a metà della prima canzone mi stavo mangiando le mani per non aver portato con me la reflex, tuttavia ho potuto abbandonarmi completamente al potere delle loro musica.
Quando Gabri mi aveva detto che dal vivo i Liars erano piuttosto "tribali" mi immaginavo una gran prevalenza di percussioni, cosa che effettivamente c'è stata; ma i Liars sul palco sono tribali anche nella maniera più antropologica di intendere il termine.
Standoli a guardare mi sembrava di partecipare a una sorta di cerimoniale di una di quelle tribù di indigeni che si vedono nei documentari o in certi film del terrore; dove questi tre individui (l'ultimo nuovo arrivato sembrava ancora presente à sè stesso e alla realtà), davano vita a una sorta di rito sciamanico o voodoo finendo per essere completamente catturati dai loro stessi ritmi, ipnotizzando così anche il pubblico (ad un certo punto ho girato lo sguardo su un ragazzino che come me era in prima fila e continuava a fissare a bocca aperta il cantante, senza muovere un muscolo).
Un'intessissima ora di suggestioni e sensazioni quasi viscerali.
Difficile rendere la loro forza in poche righe perciò semplicemente, grandi Liars!

martedì 27 maggio 2008

Guerrilla sillyness or rather I've got the boyfriend I deserve

Finally, Gabri was so fool (or so genial) to search for "strange coloured things on the top of the bus stops in london" and he actually found THOSE strange-coloured-things we saw on the top of the bus stops in London.
Take a look below:

"Old Street and its environs are famous for guerilla art. Half the buildings in the area are practically held together by a decades-thick veneer of spray paint, posters and wheatpaste. But in recent months, this creative street art has come 'off the wall' and entered the third dimension. A slew of surreal objects has been left atop the area's bus shelters. Why? We don't know. It's bonkers. But brilliant. We particularly like this series of pronged potato-type things along the 55 route between Clerkenwell Road and Shoreditch High Street. The beauty is that they're entirely invisible unless you're on the top deck of a bus.
Think we just found the clinching argument for getting rid of the single-decker bendys and bringing back the Routemaster." (Source www.londonist.com)

martedì 20 maggio 2008

The most - Happy three friends

It's like as you've been stopping eating chocolate for a long time and forgotten his taste, since one day you decide to take a bite of it. Suddenly, the pleasure fill you up, you remember how much you have always liked it and you wonder how you could have been without it for so long time.
Last weekend something similar happened to me when I met Chemi in London, after almost a year. In few minutes we were the same as in Paris, walking down the streets of a big charming city, saying a lot of silly things, laughing and talking about our wishes and our problems.

Despite the bad weather, it was a wonderful week-end, I can say the PERFECT one: very little sleeping, laughing a lot, hanging around in charming places, eating shitty things, getting a bit drunk, meeting and talking with foreign people, buying things...

On sathurday me and Gabri went shopping: we spent about all the morning at the Candem market, which is quite disappointing if you are not a bulmic-shitting-eater or a hyppie or a punk or a vintage addicted. Whatever, Gabri got a little but satysfing plunder: a vynil from Beatles and a cool t-shirt.
The afternoon continued not much different from the morning, with Gabri who bought 3 kilos of vynil in 20 minuts and me who, despite I entered in 5 different shops and tried about 15 dresses, the only things I liked where those which cost as the entire weekend in London (flight included).
After this consumerism tour-de-force we went to pick up Chemi at Cos and all three, we went to Sainsbury to do the sillyest and shittyest grocery shopping EVER...and that was only the very start of our saturday night.
Without having to spell things out, I will only recall the highlights: the tomato schweppes, the adoption of three gingerbread men, the slogan "Sounds shitty? Sounds good", the drunkness after three bottles of wine (of which,one bought and bore out in secret from a bar), a guy who tried to pick Gabri up, the return to home kicking an apple...

Sunday, it was perfect...woke up in the late morning, had a shower, then we spent one hour in the kitchen having breakfast, and we finally ate our gingerbread sons...
Then, hanging around all day long, in The City, on the Millennium Bridge, near Tate modern (wonderful place, I have to visit it): we stopped in a more-or-less typical pub to have a something-like typical english luch and obviously, while we were waiting for our dishes to come, we said an infite string of silly things like "The cheese is when the milk fuck with the time", "they fired the fucking fisherman" and we start the neverending game of the year "In italian burro means butter, but in spanish it means asino, and asino in spanish means car, and car in italian means...and so on".
Not yet satisfied with our big lunch and the quantity of bullshit we said, we walk for about 100 metres and we went to a Starbacks coffee, to do the only thing that a real italian should never do after luch: to have a huge cap of cappuccino...and obviously we share the chocolatest chocolate slice of cake EVER and, more obviously, we continued saying bullshits...
Then we went to Shoreditch, the indie quarter, and even if I hate the "indie awareness", I couldn't prevent myself to love this place, especially because I finally found my dress!

And then we hang around on typical red London bus, and we discovered some strange things on the top of some bus stops and obviously, we said something silly about it like -this night we have search on google "strange coloured things on the top of the bus stops in london"- and so on...
Next stage was at Covent Garden, where we stopped to wacth a foolish naked juggler and his chainsaw and I imagined a Chuck Pahlaniuk-like shot with the chainsaw slipping from his hands and cutting his harm or someone's head, but fortunately nothing similar happend...
Then a little walk to Trafalgar Square and then into a pub, drinking cider and waiting for dinner time, laughing and talking and taking photographies.
Finally we went at Yo!Sushi, where we didn't eat much cause our pokets were much emptier than our stomachs (especially mine, that was at the point of exploding)... clearly, even there we found something to say silly things about, to be more precise a couple that have eaten 50 pounds of japanese food (equivalent to about 20 plates). the comment was "if japanese food makes you younger, their parents are 6 years old at the moment"...

Well, bullshit after bullshit, laugh after laugh, bust after bust...the day was almost finished: we came back to home and watched silly videos on youtube until the time to go catching the bus arrived. Along the route to the Terravision stop we got almost frozen, however not enough to stop doing stupid things like a dance competition...
Unfortunately, our silly week-end was at its fucking end, so we finally had to thank Chemi and say goodbye to him and to London.
And when I was hugging him and looked at the city streets for the last time, just before closing my eyes and falling asleep, I already missed the bloodyfucking spanishest sillyest best friend and the Londonest London, EVER.

mercoledì 14 maggio 2008

Come Penelope in attesa


Questo è proprio un periodo del cavolo, nonostante il week-end a Londra ormai prossimo, nonostante la domenica scorsa con uscita al parco e cena di fine corso di fotografia che mi ha lasciato con tanti contatti nuovi sul flickr, qualche commento positivo alle mie foto e la voglia di continuare a scattare e migliorare.
Il fatto è che dopo mesi di doppio lavoro sto iniziando ad essere stanca, il fatto è che al servizio civile le cose non vanno troppo bene, non si sa se il sito tornerà mai on-line e, data la pessima situazione economica, non si sa nemmeno per quanto ancora l'associazione resterà aperta. A tutto ciò si aggiungono i lunghissimi, cavillosissimi, complicatissimi maledetti moduli da compilare per l'iscrizione alle università francesi, che mi portano via il misero tempo libero serale, le mie energie residue e anche la tranquillità.
E infine da ieri anche una brutta novità: la nonna ha una malattia senile, da quel che ho capito incurabile e degenerativa, che le ha portato via la vista ad un occhio. L'altro sembra sia ancora sano ma avremo il responso la settimana prossima, quando andrà a Bologna per una visita specialistica.
Mia madre mi ha dato la notizia ieri e la cosa mi ha scosso non poco. Non solo perchè perdere la vista è una cosa terribile, in particolar modo per una persona che ama la vita e i viaggi come mia nonna, ma soprattuto perchè mi ha fatto rendere conto per la prima volta che la nonna non è quella supereroina immortale e immune da qualsiasi problema, che scioccamente ho sempre creduto che fosse. Quella donna che a 75 nuota, esce a cena con gente di ogni età, viaggia continuamente sperimentando il rafting e lo snorkling, la persona che più di tutti sa godere del dono della vita, quella che ho sempre descritto come "la più giovane della famiglia" ha una malattia senile. Il suo corpo sta invecchiando e comincia a non funzionare più bene.
In questi giorni sto leggendo "Memento mori" di Muriel Spark, e devo dire che questa (brutta) novità mi ha fatto comprendere di colpo il senso di quel libro, facendomi prendere quel messaggio con assai meno filosofia di quando l'avevo visto scritto sul libro.
Dopo cena le ho telefonato, con il timore per come l'avrei sentita. Avevo paura di trovarla spaventata e avvilita, perchè questo sarebbe stata un'ulteriore conferma ai miei pensieri e alle mie paure.
Invece era abbastanza tranquilla, mi ha detto "lo sai come sono io. mi sono già ripresa. adesso vediamo cosa dicono dell'altro occhio". Come sempre si è dimostrata più forte di noi, perciò anche se mi veniva da piangere ho trattenuto le lacrime, per non spaventarla e non farle pensare a cose a cui lei normalmente non pensa.
E per ora, con grandi sforzi cerco di pensarci nemmeno io, anche se forse questo post dimostra il contrario.

Sono preoccupata, per lei come per il fallimento delle domande di iscrizione. Vorrei convincermi che tutto andrà bene, tuttavia ho paura che lasciarmi andare alla positivà, porti poi a una enorme delusione, quasi una punizione divina per la mia presunzione di avere sempre fortuna.
Forse è presuntuoso pensare che ci sia una congiura divina contro di me e che io debba avere sempre sfortuna.

Nell'indecisione, se essere speranzosa o catastrofica, penso sceglierò di essere ciò che la semiotica chiama il termine neutro (se le mie reminescenze sono esatte) ovvero non-positivo E non-negativo. Non mi resta che usare le mie, sempre più scarse energie, per continuare a fare il mio lavoro e aspettare...

mercoledì 30 aprile 2008

Il lavoro (culturale) debilita e nobilita l'uomo (e la donna)

(Disegno di Blu www.blublu.org)
Oggi mattinata proprio del cacchietto in ufficio. In realtà già lo sapevo. In realtà ero preparata. In realtà parte delle colpe sono effettivamente mie e di Ele, ma stamattina è stata veramente orrenda.
Ma a dimostrare che non tutti i mali vengono per nuocere, per fortuna in mezzo alle tensioni, allo sconforto, alle acidate, alle delusioni e ai rimproveri c'è stato anche un momento in cui quasi mi sono commossa, un attimo in cui mi sono ricordata perchè sto facendo tutto questo, un istante in cui ho capito che devo affrontare il servizio civile, per quanto a volte noioso possa essere, con uno spirito diverso.
Mentre Paolo parlava delle frustrazioni di chi lavora nella cultura come noi, con enormi sacrifici, grandi incertezze e rari riconoscimenti, ci ha detto che dobbiamo sentirci fieri di quello che continuiamo e ci impegnamo a fare solo per passione e perchè ci crediamo.
E così sono tornata ancora una volta agli argomenti di alcuni dei post precedenti.
E così ho capito che nel mio piccolo faccio qualcosa di "grande" anche io.

Nel questionario che stiamo mandando, ormai da giorni, agli artisti e a tutti coloro che in qualche modo lavorano nella cultura, c'è una domanda che chiede "Perchè fare cultura oggi?", qualcuno per rispondere si è lanciato in lunghe considerazioni sul concetto di cultura ed in arringhe su come questa viene considerata oggi, ecc..ecc..
Io la mia risposta l'ho trovata e, paradossalmente, proprio nella parte più frustrante di questo lavoro.

Perchè fare cultura oggi?
Per amore.

martedì 29 aprile 2008

Cambi di rotta ovvero Come inventai il Fatalismo propositivo

Aggiornamenti sul mio, improbabile, futuro di studentessa d'oltralpe: a quanto pare devo aver letto male o scaricato il "dossier de candidature" sbagliato, perchè ho appena scoperto che le iscrizioni per gli stranieri all'Università di Lille, sono scadute dal 15 aprile.
Beh devo dire che ci sono rimasta abbastanza male:
Uno, perchè il corso mi piaceva
Due, perchè avevo scoperto che a Lille c'è un fantastico festival di fotografia
Tre, perchè era comunque una delle due opzioni che mi ero data.
Tuttavia, non mi sono disperata come credevo, anzi in fondo al cuore ho come provato una sorta di sollievo, di cui ancora però non trovo l'origine.
By the way, in questi ultimi due anni mi sono abituata e convinta a pensare che se le cose non vanno probabilmente c'è un motivo, motivo che ottimisticamente credo sia sempre buono e si rivelerà favorevole nel futuro. Insomma sono diventata una vera fatalista del tipo "Non era destino", "mi aspetta qualcosa di meglio", "tutto ciò avrà sicuramente un senso" e trovo che, tutto sommato, questo atteggiamento, forse un po' mistificatorio e auto-illusivo, sia migliore del "sono la più sfigata del mondo", "fallirò per sempre", "ho il dna della perdente" di un tempo.
Sicuramente è meno distruttivo e molto più costruttivo. Tanto è vero che non mi sono persa d'animo, mi sono subito messa a cercare altre possibili facoltà candidate e in poco più di mezz'ora la mia ricerca ha prodotto altre due opzioni (con le iscrizioni ancora aperte) ed entrambe a Parigi, città che io considero il non-plus ultra, metropolitanamente parlando, tra i luoghi terreni in cui vivere.
Detto ciò, i buoni propositi per il week-end superlungo che si appresta ad arrivare sono: dedicare almeno una giornata a scaricare tutti i materiali per tutte le iscrizione delle facoltà finora reperite e compilarne almeno 1. Et saira, saira, whatever will be, will be...

venerdì 25 aprile 2008

Errata Corrige: illuminazione sui moderni eroi

Oggi in ufficio niente da fare: niente fatture da spedire, niente ddt da riordinare, niente fax da inviare, niente telefonate a cui rispondere.
Nel vano tentativo di mettere a frutto questo tempo, dato che purtroppo, nonostante il geniale spunto offerto da "Il dittatore dello stato libero di Bananas", non hanno ancora inventato la palestra da ufficio (cfr.foto), cercherò di scrivere la lettera di motivazione per l'Università di Lille.
Prima però, vorrei fare delle piccole precisazioni sul post precedente, perchè ieri, parlando con Grazia, ho avuto delle risposte più soddisfacenti alle mie domande, nonchè delle precisazioni importanti riguardo ad alcune delle questioni che la mia mente aveva, non troppo approfonditamente affrontato.
In primo luogo una correzione: Grazia mi ha fatto notare che quella che io ho chiamato mafia "ufficiosa" non è solamente quella dei politici, ma è dappertutto (nel sistema economico in primis, ma qui mi fermo perchè ci vorrebbe un blog solo per questo).
In secondo luogo, molto più importante, stare ad ascoltare Grazia ieri ha gettato una nuova luce sull'importanza del lavoro di tutte quelle persone che, come lei e come Travaglio, cercano di conservare e trasmettere la libertà. Parlandomi del suo lavoro, mi ha detto che nei primi tempi era rimasta stupita e sconvolta dal fatto che tutte le persone che andavano da lei avessero lo stesso problema di incapacità a gestire la propria vita, poi col tempo aveva capito e si era abituata all'idea che questa condizione di schiavitù mentale è in realtà quella della maggior parte delle persone.
Tuttavia, quello che lei può fare è solo lavorare sul singolo, trasmettere quello che sa, insegnare a essere liberi a ciascun individuo singolarmente, "non possiamo più sperare nei grandi movimenti". L'unica cosa che possiamo fare, ha detto, è continuare a conservare certi valori, le opere e i traguardi dei grandi, trasmetterli alle persone che sono disposte ad accoglierli, anche se sono un numero ristretto.
I cambiamenti non arriveranno presto. Ma quando finalmente arriveranno, quelli che verranno dopo di noi avranno di che "nutrirsi", qualcosa da cui ripartire che noi avremo aiutato a conservare.
Sentendo quelle parole, guardandola cucinare le verdure coltivate nel suo orto, ho capito la forza di questa donna e la grandezza del suo operato, ho capito che una rivoluzione non necessita per forza di piazze, di grandi numeri e di azioni eclatanti, ma si può fare anche stando seduti in una cucina insegnando a riscoprire il valore del lavoro manuale o in un teatro raccontando notizie che nessuno ha il coraggio di dare.
E finchè anche solo una persona sarà cambiata questo lavoro non sarà stato sprecato.

mercoledì 23 aprile 2008

Promemoria

A volte certe cose preferiremmo non saperle.
Altre volte, ci sono altre cose che non bisognerebbe dimenticare.
Spesso poi accade che le cose che non vorremmo sentire sono proprio ciò che è di capitale importanza conoscere e tenere a mente; come le cose che ieri sera sono uscite dalla bocca del grande Marco Travaglio e che ho ascoltato con estremo coinvolgimento per più di tre ore.
Una miriade di parole per raccontare gli ultimi 15 anni di storia della politica italiana, un periodo così buio che al confronto il medioevo sembra il Rinascimento. Un fiume di numeri, nomi, fatti, eventi, che, nonostante non fosse la prima volta che li sentivo, mi ha letteralmente travolto e sconvolto.
Mentre stavo lì, a sentirmi raccontare di come in questi anni la corruzione si sia diffusa in tutto il paese, logorandolo come un cancro, mentre spiegava come un gruppo relativamente limitato di persone, per alimentare la propria insaziabile fame di denaro e potere abbia venduto il paese alla mafia, si sono succedute dentro di me una serie di emozioni molto fortie e una serie di domande mi si sono affacciate alla mente.
Dapprima e per la maggior parte del tempo, ho provato sconforto e dolore, per un paese che è stato corroso da un branco di persone senza scrupoli, per una melma che invece di ritirarsi sembra avanzare sempre di più, per l'apparente (o forse reale) impossibilità a rimettere a posto le cose.
Mi sono chiesta "ma chi glielo fa fare a Travaglio di continuare a indagare, a ricercare così ostinatamente la verità, a ripetere incessantemente le stesse storie, se poi metà delle persone è comunque favorevole o rassegnata a lasciare le cose stanno? come fa a continuare pur sapendo che la sua è una delle poche voci della verità? possibile che rimanga in Italia solo perchè essendoci tanti soprusi e perversità avrà sempre il lavoro assicurato? Sapendo tutto quello che sa, dove trova la forza e la voglia di continuare a vivere qui?" Il chè mi ha subito fatto scattare il pensiero: me ne vado, mi rifiuto di vivere in uno Stato devo probabilmente mi aspetta una vita di stenti, sacrifici e incertezza, per colpa dell'ingordigia di quelli che dovrebbero tentare di migliorare, la mia, di vita, e quella delle altre persone che vivono in questo paese.
Poi però mi sono detta, si è vero, probabilmente all'estero starei meglio e in molti casi troverei più giustizia, un maggior rispetto per la legalità e certamente un senso civico e morale esponenzialmente superiore, ma l'Italia sarebbe comunque là a marcire, in mano alla mafia (quella "ufficiale" del sud e quella "ufficiosa" delle sedi del governo). Allora ho capito che comunque non mi sarebbe bastato, perchè non è solo il fatto che il mio titolo di studio non valga niente, che probabilmente vivrò nel precariato a vita e che non avrò mai la pensione, a darmi fastidio, ma in primis è l'ingiustizia.
In seguito quindi, è arrivata anche l'indignazione, sentimento che in me, come nella maggior parte degli italiani sembra essere stato messo a tacere da uno status quo che, assuefacendoci alla corruzione, all'immoralità, all'illecito legale, ha lasciato spazio solo alla rassegnazione e all'arrendevolezza. Un moto di ribellione, seppur ancora troppo debole, ha iniziato a salirmi dentro, dal basso verso l'alto. Avevo voglia di gridare, di andare a bussare a tutte le porte e dire "cazzo! ma come si fa? ma vi rendete conto? svegliatevi!" viviamo in un viscidissimo regime, diverso da quello fascista solo per l'astuzia con il quale viene mascherato dalle classi politiche, di destra come di sinistra, e noi ancora crediamo di abitare un paese democratico. Ci lasciamo abbindolare, ci facciamo fare di tutto, convinti ormai che la nostra parola non valga niente.
Insomma, alla fine mi è venuta voglia di fare qualcosa, anche se poi mi sono subito chiesta "ma io che posso fare?". Tuttavia non posso mica restare indifferente ai crampi che ho sentito allo stomaco durante tutto lo spettacolo!
Infine, ho così trovato la risposta alle mie domande e ho realizzato che Travaglio deve avere gli stessi crampi, ho capito che va avanti per lo stesso motico per cui io voglio provare con tutte le mie forze a lavora al servizio della cultura. Perchè è un bisogno quasi fisico, perchè semplicemente non ne può fare a meno, la giustizia è il suo "imperativo incondizionato", per usare un termine imparato alla Blitris, come per il Dr. House curare i suoi pazienti.
E' forse lo stesso motivo per cui Paolo continua a lavorare per Riminiteatri da anni nonostante lo stipendio basso, l'ignoranza e la poca collaoratività dei colleghi e l'indifferenza delle istituzioni.
A volte si sta meglio a non sapere certe cose.
Altre volte è bello sapere che esistono certe persone.

domenica 6 aprile 2008

Anamnesi

di schermi grigi del cellulare che indicano le 8.20.

di tazze di thè bevute solitarie sfogliando periodici gratuiti con brutte grafiche.

di programmi educativi alla tv che parlano di integrazione razziale.

di pentole sul fuoco mentre mia madre sonnecchia sulla poltrona.

di aria grigia.

di cielo come-sempre-nuvoloso.

di macchine rade sulla strada.

di passeggiate lente di passanti anziani.

di pranzi alle dodici e trenta minestra-bollito-contorno-ciambella.

di stomaci pesanti.

di discorsi sul calcio.

di salotti vuoti.

di comicità televisiva di cattivo gusto.

di gelati e fast-food al centro commerciale.

di spese artificiali.

di vestiti dozzinali in catene low cost.

di sguardi nel vuoto.

di trucchi pesanti e tacchi inadeguati.

di cappotti col pelo.

di libri aperti. richiusi.

di altri libri sfogliati. rimessi sullo scaffale.

di controlli inutili della posta elettronica.

di nasi appoggiati alla finestra.

di vetri macchiati di pioggia.

di calzini di spugna e pigiami fino al pomeriggio.

di rientri in silenzio.

di soffitti, pareti, porte. immobili e grigi.

di scarabocchi confusi su fogli sparsi.

di lenti minuti.

di illusi palliativi.

di noia. Domenica

domenica 16 marzo 2008

Mariella













I'm heavy handed
To say the least
My mother thinks
I'll be an awful clutcher
'Cause I spill things from stirring 'em too quickly
I'm far too loud
It's like, as soon as I've got an opinion
It just has to come out
I laugh at stupid things
Just 'cause they tickle me

And
Sometimes I wish
Sometimes I wish I was like Mariella
She got some prittstick
And she glued her lips together
So she never had to speak
Never had to speak
Never had to speak
People used to say she's as quiet as a mouse
She just doesn't make a peep

She marched to her wardrobe
And threw away the colour
Because wearing black looks mysterious
But it didn't impress her mother
She wanted to dress her baby
In patterns and flowers
But Mariella just crossed her arms
And so she cried for hours

Mariella, Mariella
My pretty baby girl
Unglue your lips from being together and
And wear some pink and pearls
You can have your friends 'round
And they can stay for tea
Won't you just try to fit in please
Do this for me

But Mariella just crossed her arms
As she walked up the stairs
And she went into her bedroom
And she sat on her bed
And she looked in the mirror
And she thought to herself
"If I wanna play, I can play with me
If I wanna think, I'll think in my head"

At school, Mariella didn't have many friends
Yeah the girls they all looked at her
And they thought she was quite strange
And the boys they're not really into girls at that age
And the teachers, they thought Mariella was just going through a phase.
But Mariella just smiled as she skipped down the road
Because she knew all the secrets in her world
Yes, she always got the crossword puzzle right everyday
And she could do the alphabet backwards
Without making any mistakes

Mariella, Mariella
Pretty, pretty girl
Mariella, Mariella
Happy in her own little world
Happy in her own little world

And she said
Yeah I'm never ever ever ever ever ever
Ever ever ever ever ever ever ever
Yeah I'm never ever ever ever ever ever
Ever ever ever ever ever ever ever
Yeah I'm never ever ever ever ever ever
Ever ever ever ever ever ever ever
Gonna unglue my lips from being together
She said I'm never ever ever ever ever ever
Ever ever ever ever ever ever ever
Yeah I'm never ever ever ever ever ever
Ever ever ever ever ever ever ever
Ever ever ever ever ever ever ever ever ever
Gonna unglue my lips from being together

(kate nash)

Mi piacciono le canzoni che raccontano una storia,
questa è al storia di Mariella,
vorrei averla scritta io...

Esercizio 2

Vidi un vetro appannato, vidi una ragazza seduta nel buio di una stanza, come una bambola, vidi un corpo disteso nell'acqua, vidi capelli lunghi al vento, vidi le scarpe di qualcuno che stava in punta di piedi, vidi una ragazza con una bombetta a pois seduta sul bordo di un canale, vidi un salto in mezzo a un campo di grano, vidi un palloncino rosso con dietro un cielo azzurro, vidi una stanza invasa da pesci rossi volanti, vidi due amici ridere distesi in un prato, vidi un corso d'acqua con barchette di carta che scorreva in salotto, vidi un cappotto rosso riflesso in una pozzanghera, vidi una spina dorsale attraverso la pelle, vidi una luce alla finestra dell'ultimo piano di un palazzo Parigino, vidi un'altalena ferma a mezz'aria.

sabato 15 marzo 2008

la perla del giorno

"Io litigo con tutti,
sono poliedrica"

Esercizio 1

Mi piace la luce, mi piace la fotografia, mi piace la bellezza dei piccoli dettagli, mi piace camminare per la strada ascoltando la musica in una giornata di primavera, mi piace il gelato, mi piace il cioccolato, mi piace la pizza, mi piace fare colazione da sola, mi piacciono le serata in casa con gli amici, mi piace l'acqua, mi piace il sorriso del mio ragazzo, mi piace la purezza di alcune persone, mi piace la semplicità, mi piacciono i colori e le forme, mi piace viggiare, mi piace la musica, mi piace ballare, mi piacciono le immagini, mi piace ascoltare le conversazioni in treno, mi piace leggere, mi piace osservare le persone, mi piace parlare di libri, mi piace fare progetti, mi piace fare i collage, mi piace trovare il regalo perfetto per una persona, mi piace la moda, mi piace cucire, mi piace guardare i film e i telefilm, mi paice cucinare, mi piace la creatività, mi piace la brezza sul viso, mi piace quando la vita assomiglia ad libro o ad un film, mi piace trovare qualcuno che mi capisce, mi piace avere piccole attenzioni per gli altri, mi piace conoscere persone speciali, mi piacciono i giochi di società, mi piace la settimana enigimistica, mi piacciono i pic-nic, mi piace la pizza, mi piacciono i parchi, mi piace nuotare, mi piacciono gli abbracci, mi piace la pelle.

Non mi piace l'omologazione, l'incomunicabilità, non riuscire ad esprimermi, sentirmi a disagio, sentirmi inadeguata, il mio corpo, la sete di potere, la superficialità, la furbizia, l'indifferenza, l'arroganza, mancanza di buon gusto, il profitto a tutti i costi, l'odio per sè stessi, l'odio per gli altri, la dipendenza (consapevole o meno), la mancanza di sensibilità, la standardizzazione, la noia, la monotonia, la routine, la chiusura mentale, chi non sa osservare, qundo mi riempiono il piatto, essere controllata, chi decide cosa è figo e cosa no, le idee preconcette, le catene, i dogmi, automutularmi (metaforicamente), la superficialità, l'inerzia, la mancanza di curiosità, l'invidia, lo snobismo.

lunedì 25 febbraio 2008

Nervi beffardi

E' sempre la stessa storia,
perchè abbiamo bisogno di amputarci il braccio per accorgerci della sua presenza (o mancanza)?

domenica 24 febbraio 2008

Vuoti a perdere

...stiamo così
in un silenzio privo...

martedì 19 febbraio 2008

Imperdonabili

Perchè per certe persone non possiamo essere niente di più che la somma dei nostri errori?

lunedì 18 febbraio 2008

Numero 0

Ore 20:05.
17 febbraio 2008.
Ho compiuto anche io il grande passo.
Mi sono fatta un blog.
E come ogni grande passo e/o tappa importante della nostra vita, l'ho compiuto non senza emozione e timore.
Perchè tante cerimonie per qualcosa che è diventata ormai ordinaria banalità, in un periodo storico in cui, complice l' onnipotente "rete" chiunque è finalmente in grado di reclamare e accaparrarsi quei 15 minuti di notorietà che Warhol ha dichiarato spettargli di diritto?
Forse perchè ho sempre considerato il blog una sorta di strumento al servizio di una più o meno patologica mania di esibizionismo, e perchè ho sempre trovato un po' presuntuoso credere che i propri pensieri potessero essere materia d'interesse per chicchessia.
O forse più semplicemente per quella mia sempre presente convinzione/paura di non avere nulla di interessante da dire, che i miei pensieri fossero troppo banali o addirittura stupidi, che il mio vocabolario fosse troppo scarno o inelegante, per poter scrivere qualcosa da sottoporre a qualcuno che non fosse mè-stessa.
Cos'è cambiato dunque?
Ho forse l'immodestia di credere che le mie riflessioni, che mi trovo sempre più spesso a fare, soprattutto grazie ai libri, o le mie opinioni o le mie emozioni, siano così profonde e acute che l'umanità (almeno quella dotata di connessione internet) non possa farne a meno?
Non lo so.
Ma ho deciso di provare.
Per tentare di trasformare in forma verbale quelle piccole scintille che sembrano a volte mettere in funzione la mia testa, restando però nella maggior parte dei casi solo embrioni di pensieri.
Per vedere se guardare attraverso qualcosa che io stessa ho creato possa aiutarmi a vedere mè stessa.
Magari anche per capire se hanno ragione quelli - avventati, sconsiderati, benevolenti- che pensano che io possa scrivere qualcosa di accettabile e che ripongono la loro fiducia nelle mie capacità scrittorie, o se invece, ho ragione io, nel qual caso, raggiunto un numero di prove soddisfacenti, eliminerò questo blog per sempre cantando loro "te l'avevo detto! te l'avevo detto!".
Perchè tutte le volte che ho provato a tenere un diario negli ultimi anni ho fallito miseramente, perciò voglio tentare con qualcosa di diverso.
Perchè almeno avrò un motivo valido (se può sembrare valido) per collegarmi ad internet 700 volte al giorno e un sito in più rispetto ai soliti 4 fra cui fare zapping.
Ma sopratutto per sproloquiare senza ordine e ragione di tutto e niente, di tutti e nessuno.
E infine, perchè forse anche io voglio quello che mi spetta, e questo mi sembra un modo molto più semplice e veloce di ottenerlo, che non partecipando al Grande Fratello.